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Atei umanisti: ragione ed etica, passione e compassione

Vivere e fare umanesimo ateo

Le tesi dell’Umanesimo ateo sono poche e relativamente semplici, ma — vissute e condivise — possono avere un grande impatto sulla nostra vita. È ciò cui aspiriamo.

Quando si parla di ciascuna molti di noi si trovano d’accordo sulla loro qualità. Ne ammettiamo lo spessore, il merito, l’utilità, la corrispondenza con i nostri bisogni più profondi, l’importanza nella vita e nelle relazioni. Al contempo, ne lamentiamo la scarsa pratica se non l’assenza in larghe porzioni della società di oggi, per molti versi evoluta e moderna, ma anche emotivamente fragile, troppo spesso violenta, e culturalmente abbandonata a sé stessa.
Se questo è vero, e attraverso di esse una società migliore è possibile, tenerle insieme nell’immediatezza di un nome aiuta a renderle presenti a noi stessi, e a facilitarne fuori l’esperienza, il gradimento, e quella diffusione che è di beneficio per tutti.

Cominciando da queste pagine, raccogliamo il testimone e diamo vita agli ideali umanisti dichiarando valori e intenti di una vera e propria visione del mondo, affinché certi valori e idee possano ispirare tanti altri e altre non credenti.

Generazione atei agnostici umanisti

La scelta di precisi valori di vita a completare l'ateismo, che in sé è semplice non credere #AteiUmanisti Condividi il Tweet L’umanesimo ateo nasce da una simile consapevolezza, dal desiderio di agire diversamente, di vivere meglio, e di contribuire a migliorare la nostra esistenza. Ciò ha dato vita nel mondo intero, nella nostra epoca, a un movimento di pensiero che intorno a queste idee raccoglie e unisce già milioni di persone non credenti, come individui e in gruppi e associazioni (cfr. secu­lar huma­ni­sm in the world).
In Italia ancora manca.

Le ragioni di questa eccezionale assenza tutta italiana sono varie. Tra esse, l’ingombrante vicinanza del Vaticano; l’acritica e interessata condiscendenza politica e mediatica di cui gode; il lungo digiuno popolare di cultura e consapevolezza; la sensazione di inefficacia, l’apatia o lo scoramento di molti rispetto alla realtà vissuta, e all’idea di effettivo cambiamento.

Vi concorrono anche: la diffusione dei termini laicità e laicismo usati impropriamente — come sinonimi di un progetto ateo e anticlericale — anziché nel senso legittimo di autonomia ed equidistanza dello Stato dalle tesi preordinate e faziose di religioni e ideologie; lo stato embrionale del coordinamento dei nostri sforzi con le realtà atee umaniste all’estero; una certa resistenza della stessa comunità dei non credenti italiani — spesso impegnata in forza dei medesimi ideali — a prendere coscienza della necessità di andare oltre l’ateismo — che in sé è semplice non credere, non un credo ma assenza di un credo — di completarlo e arricchirlo di princìpi vitali — razionalità, sì, ma non solo — ed aspirare a più che alla laicitàtermine a più sensi: a volte connotato di valori e altre no, usato a sproposito per definire gli atei (come in ‘laici e cattolici’) e invece proprio anche di tutti i/le credenti che sostengono del pari la laicità della Stato, inoltre ancora tipico del mondo clericale (‘laici’ sono i credenti non ordinati) — nell’intimo e pubblicamente. Laici termine ambiguo, ma importante è un nome che connoti un ateismo razionale e etico #AteiUmanisti Condividi il Tweet

Alle prime si risponderà nel tempo attraverso iniziative specifiche. Le seconde le affrontiamo qui, dal momento che riguardano il modo in cui l’ateismo considera sé stesso, come si mostra e come viene visto.

Vogliamo dunque sia chiaro innanzitutto che:

Sono, i non credenti, davvero insensibili? Indifferentemente egoisti, arroganti e superbi? Tutti ignoranti, frivoli, nichilisti? Soli e infelici? Immorali e malvagi?
No. È tempo di mettere via simili generalizzazioni — che diventano insulto e stigma sociale — ricavate dall’assenza di una fede anziché dai comportamenti reali.
Al contrario: molti atei e agnostici hanno serena passione per la vita e princìpi etici secondo i quali vivono e convivono. Non tutti, ma molti ricorrono alla ragione e alla scienza, ai fatti e alla loro verifica, in cerca di verità condivisibili. Non tutti, ma molti sostengono che l’uomo abbia piena responsabilità delle sue scelte nel mondo in cui vive, e che possa darsi e dare benessere — interiore e materiale — pur senza — e a maggior ragione senza — una legge divina.
Molti ritengono che un significativo avanzamento della società e della cultura in senso più etico e razionale è tanto auspicabile quanto possibile. Molti intendono esserne una parte, dinamica, lucida, felice.
Non tutti, ma molti atei e agnostici, sono di fatto umanisti.

Ateismo, certo, ma anche libertà e uguaglianza, laicità e indipendenza, pace nel rispetto reciproco, razionalità e sentimento #AteiUmanisti Condividi il Tweet Abbiamo scelto ateismo e agnosticismo, certo. Ma anche fermamente dell’altro: razionalità, ma anche sentimento, libertà, ma anche pace, indipendenza, ma anche rispetto reciproco… È un approccio all’esistere e all’esistere in relazione, è un modo di essere, pensare, agire. Specifici valori che per numero e significato eccedono l’ateismo/agnosticismo, mentre è di una filosofia di vita — e qualità della vita — segnatamente umanista che fanno parte naturale.
E non è ovvio? Non è l’ateismo che include o esprime l’umanesimo, ma viceversa.
Se questo è ciò che pensiamo, se è ciò che abbiamo scelto per noi e vorremmo vedere di più intorno, allora è importante caratterizzare il nostro non credere, avvolgerlo e colorarlo di questi ideali, distinguerlo per doti e prerogative. Perché non è soltanto ‘non credere’, né un non credere qualsiasi.Diciamolo chiaro: ateismo e agnosticismo sono posizioni circa la fede e l’esistenza degli dèi. Nient’altro. Il resto è in più, e va messo in luce. Quando ci chiederanno, chiunque e in ogni momento, «Ma l’ateismo che ha da offrire?» possiamo allora rispondere che ha tanto da offrire, nella misura in cui lo avremo reso parte di qualcosa di più grande, capace di riempire autorevolmente il vuoto lasciato da un’altra spontanea, profonda, legittima domanda: «Se non la religione, cosa?».

L’Umanesimo ateo come modello di cambiamento

Ci proponiamo quindi che il nostro ateismo venga inteso e correttamente recepito come elemento di una filosofia generosa e matura, e che questa sia offerta, incoraggiata, confrontata, discussa, ricordata, scoperta e vissuta in quanto tale – umanesimo ateoperché:

  1. Somma esplicita delle nostre idee di riferimento. Coerente descrizione del nostro modo di pensare, cornice valoriale e ossatura delle nostre ragioni nel loro insieme.
  2. Cifra, ispirazione e misura nel fare quotidiano, primo e principale teatro di vita.
  3. Piattaforma di azione e comunicazione solida e visibilmente positiva, che svela una coscienza comune, un interesse sociale, un orientamento propositivo, un interlocutore effettivamente all’altezza, anche di fronte a istituzioni politiche e religiose, nel dialogo riguardo ai grandi temi.

Con l’umanesimo ateo, questa idea del vivere e del vivere insieme, da non credenti facciamo liberamente nostra la straordinaria responsabilità di una vita migliore. Perché con l’esempio, e poi con i numeri, si possa agire in positivo sulla società, e lasciarvi il segno.

Atei umanisti: capire, godere, proteggere il mondo insieme.

Rilanciando l’insieme di quei valori a stimolare consapevolezza e responsabilità per un cambio reale e duraturo #AteiUmanisti Condividi il Tweet Con questo Manifesto vogliamo presentare e sostenere un ateismo positivo, riconoscibilmente razionale ed etico, alternativa esistente, viva e vivibile, fondata, elegante e degna pur essendo — e proprio essendo — completamente naturale.
Rilanciando i suoi valori come un insieme compiuto e armonico stimolare una presa di coscienza, richiamare a un senso di responsabilità, invitare apertamente a uno stile di vita diverso, e a un progressivo miglioramento sociale reale e duraturo, del tipo che quegli stessi valori assecondano.
Vogliamo anche ricordare a noi stessi chi siamo, e il piacere di esserlo.

Agire sotto questi princìpi vorrà dire far tacere i pregiudizi infondati su cui si basa la percezione ancora diffusa del generico non credere. Non tanto per il pregiudizio in sé, comunque ingiusto, ma per le conseguenze sociali discriminanti, quella ‘macchia’ sulla nostra persona che crea automatica distanza, se non disprezzo. Mostriamoci per come siamo.
Di più: facciamoci sentire nel quotidiano e nel familiare, come presenza leggera e rispettosa capace di ispirare. Usiamo quei princìpi per diffondere un reciproco ben-essere e con-vivere, sono fatti per quello. Rilasciamo endorfine umaniste. 
Di più: facciamoci gruppo, sosteniamoci a vicenda e diamoci ispirazione; costruiamo una rete di voci, gruppi, programmi e amicizie, continuiamo a sviluppare un senso potente di comunità. Non siamo soli.
E ancora: coordiniamo e ottimizziamo le nostre forze per realizzare insieme di più, meglio, per noi stessi e i nostri cari, per i credenti delusi o non più convinti, e per chi presto si troverà a scegliere. Fino agli altri, tutti. Siamo fratelli di sangue, un solo popolo, una sola famiglia umana.

Una filosofia non religiosa, alternativa possibile, che rilanci l’uomo come portatore sano di civiltà #AteiUmanisti Condividi il Tweet Facciamolo con progetti ispirati a una prospettiva sociale di ampio respiro, che vada oltre la singola critica o il suggerimento a sé stante, e non si fermi alla laicità, mirando apertamente all’autonomia individuale di pensiero e sentimento, alla maturazione interiore e al risveglio delle coscienze, all’uso corretto della ragione, al rispetto di sé come alla ridefinizione dei modelli di convivenza — basati stavolta su chiarezza, rispetto e mediazione, e non su autorità, forza o manipolazione. Alla scelta di ciò che funziona, nell’uomo e nelle relazioni. A una evoluzione culturale.
Pensiamo che oggi ce ne sia veramente bisogno — fra gli Stati fin dentro i rapporti familiari, fra Persone. Ispirati dai propri valori nell’attimo presente e guardando al futuro,
i e le non credenti umanisti/e vivono ogni giorno come tali.
Le tesi ateo-umaniste sono valori da agire.
Quando anche in Italia si creerà un movimento di pensiero compatto e rappresentativo, allora l’azione dei nostri tanti quotidiani potrà sommarsi a un fine prosociale, diventando voce chiara, specifica, coerente, intesa ad accompagnare quei valori nella sfera pubblica.

In pieno accordo con le tesi esposte, intendiamo perciò:

  • Promuovere una filosofia di vita atea e umanistica quale seria alternativa, etica, razionale e appagante, a religioni e ideologie;
  • Promuovere una cultura di inclusione, tolleranza e rispetto reciproco nella diversità;
  • Diffondere le idee di uguaglianza nei diritti  di base, convivenza pacifica e responsabilità personale.
  • Promuovere il metodo logico-scientifico, il pensiero critico, la ricerca libera, l’opinione personale, e una corretta ed efficace comunicazione;
  • Promuovere la riflessione, il confronto, la mediazione e la sinergia sui temi etici ed esistenziali;
  • Promuovere metodi di relazione più funzionali e reciprocamente vantaggiosi in ogni ambito interpersonale;
  • Monitorare e difendere la laicità dello Stato e la libertà di tutti da forme di indottrinamento, manipolazione e privilegi unilaterali;
  • Difendere la libertà della scienza non dall’etica, ma da limiti ideologici o ‘soprannaturali’;
  • Difendere la libertà e sviluppare la capacità delle persone di realizzarsi secondo propria natura, scelta e desiderio, posti i limiti minimi della convivenza;
  • Promuovere nuove opportunità di benessere, materiale e interiore, cultura, crescita, e una coscienza ecologica di rispetto — non di sottomissione o sacrificio — per la natura, gli animali, le cose, gli altri, e sé stessi.
  • Interagire e cooperare con realtà simili nel raggiungimento di obiettivi comuni.

È possibile, e vieppiù necessario, che in Italia ci si muova in questa direzione positiva in modo sincero e sistematico. Noi atei e agnostici possiamo offrire un grande contributo facendoci esempio e portavoce di un modo di vivere non casuale e più virtuoso, che rilanci l’essere umano quale portatore sano di civiltà. Un messaggio forte con il quale toccare il cuore e la mente delle singole persone, ispirandole alla reale possibilità di una società più giusta e una vita più felice, in progressivo, decisivo miglioramento.

Dai princìpi all’azione

Idee? Sì.

Siamo umanisti ogni giorno, e il nostro comportamento
cambia il mondo un po’ alla volta, ogni volta.

Utopia? Finché la riterremo tale, sarà tale.

È senz’altro vero che anche in Italia molti non credenti hanno la stessa affinità di umanisti ‘di fatto’. Ma se non lo diciamo noi come si sa, come si capisce?
Come sa, quell’ateo, che la sua visione del mondo ha nome, dimensione e volume? Come sa che come lui e come lei molti altri la sostengono? Come si capisce, da fuori, che non tutti i modi di vivere da atei sono uguali solo perché hanno in comune l’ateismo? 

Le opportunità a breve, medio e lungo termine sono moltissime, tanto è il lavoro da fare e il tempo necessario. Nel futuro si arriva passo a passo, progressivamente. E ci si arriva comunque, che ci si impegni in questa direzione, in altre o nessuna.
Noi, come vogliamo che sia?

È infondato, e insensato, credere che non sia possibile cambiare. Un mondo migliore è possibile. #AteiUmanisti Condividi il Tweet Se siamo giunti fin qui — ad una situazione sociale che per tanta parte ci vede sdegnati e delusi, a volte addolorati — è stato poco a poco.
E allora poco a poco possiamo uscirne.
Non sarà facile, nessuna illusione su questo, ma desistere e lasciare andare le cose come vanno, o slittare lungo una strada chiaramente meno efficace, non è nelle nostre intenzioni. Lo è invece apprezzare e valorizzare il buono che ancora senz’altro c’è, partecipando a cambiare il resto con il meglio che anche noi possiamo offrire.  Nel momento in cui realizzeremo che non è un sogno matematicamente irraggiungibile, il sogno diventerà progetto, e il progetto si farà realtà.
È infondato, e insensato, credere che non sia possibile cambiare le cose.
Lo è anche credere che cambiarle sia facile, ed aspettarsi di vedere presto risultati enormi e formidabili. Ma fra questi due opposti, c’è la certezza che migliorare e migliorarci è sempre possibile, che nulla è ancora veramente perduto, che domani può seriamente essere diverso, se oggi cominciamo. Nella misura in cui siamo disposti a prenderne coscienza e a sudare il cambiamento per mezzo degli strumenti più efficaci, una famiglia, una scuola, una società — un mondo — migliore sono possibili.

Perciò la domanda è: ci piace, lo sentiamo giusto, ed è socialmente utile, questo ‘umanesimo ateo’?

Siamo la prima generazione italiana di non credenti pronta a rispondere di sì.


In prospettiva, dunque, abbiamo parlato dell’insieme minimo di riferimenti e capacità interamente umane grazie alle quali nel gruppo ciascuno può realizzarsi responsabilmente nella vita che vuole. Umanesimo ateo.
Titolo che è semplicemente l’avamposto di queste idee, una comodità per intendersi e comunicare: non un concetto a sé, né astratta Verità, né parola senza il suo contenuto.
È un nome: facile, positivo, calzante, capace di incuriosire e interessare, uno che avanza immediatamente l’idea fondante di un’umanità protagonista — e proprio per questo è già il più largamente usato nel mondo (cfr. secular humanism). — ma potrebbe essere un altro.
Ciò che conta è quello che significa, ciò che rappresenta, e ispira.

All'ateismo che si vuole impegnato corrispondano i valori di un altro modo di vivere e relazionarsi #UmanesimoAteo Condividi il Tweet L’importante è, per noi atei e agnostici umanisti, parlare in maniera aperta e diretta di una scelta di campo anche etica, di miglioramento, mentalità, cultura, di griglia di valori, di vibranti ideali, e — per questa via — di vicine opportunità, felicità raggiungibili, realistica speranza. Di una ‘via umana’ — sana e profonda alternativa al dogmatismo, all’estremismo, al passivo relativismo — e non della sola laicità dello Stato, o di questo e quel principio a mo’ di frammenti isolati e scomposti, sotto l’ala dell’effettivo ma insufficiente non credere.
Se vogliamo partecipare al cambiamento sociale possiamo andare oltre: oltre il dogma, così fittizio da dover essere difeso e imposto per fede; oltre l’estremismo, fazioso e feroce; oltre l’egoismo di branco e di élite; oltre quel relativismo anch’esso estremo, perciò vuoto, demotivato e triste, o pieno di tutto, buonista, naïf, facile preda. Entriamo in quello stesso spazio esistenziale e sociale in altro modo.
Oggi più che mai è essenziale a nostro avviso non solo criticare gli errori delle religioni, non solo opporci agli immeritati privilegi della Chiesa e alla sua invadenza nella vita dei non credenti e nelle istituzioni, non solo batterci per la libertà di non credere e vivere diversamente, ma andare alla fonte, prevenire il problema, creare nuove basi, mettere forti radici, cambiare la mentalità. E ciò non ha senso ‘in nome dell’ateismo’, e nemmeno ‘della laicità’ in senso stretto. Lo ha all’interno di una visione del mondo e dell’uomo che si chieda ‘come possiamo rendere più appagante la vita, la nostra e di tutti’, e che perciò inserisca ateismo e laicità fra valori a ciò fattivamente orientati.
Per via dell’umanesimo ateo possiamo alzare il livello e la qualità del confronto. Pensiamo in grande, iniziamo dal nostro quotidiano, affiniamo le abilità più necessarie, diamo l’esempio e muoviamoci insieme!E ricordiamo che anche dietro ai fenomeni sociali più aberranti, persino dietro ad astrazioni quasi magiche come ‘i grandi poteri’, ‘gli interessi internazionali’, ‘il mercato’ e ‘il sistema’, ci sono persone.
Persone cresciute in un certo modo. Ancora raggiungibili.
E che succederà con la prossima generazione? La risposta sta anche nella scelta che faremo oggi, noi di questa.

Serve più etica, più razionalità, più responsabilità. Serve!

Per via dell’umanesimo ateo possiamo alzare il livello e la qualità del confronto #AteiUmanisti Condividi il Tweet Allora, all’ateismo che si vuole impegnato corrisponda ricchezza di contenuti: un letterale minimo di valori civili, laici e progressistinon nuovi ma grande conquista moderna — che esprima un altro modo di vivere e relazionarsi, diventando parte attiva come altre nella sua diffusione in luogo d’altro.
Una struttura portante che, in atto, sì garantisca la massima libertà possibile, ma che nel perseguire tale libertà permetta la pace e nel perseguire la pace la libertà; nell’individualità scopra il rispetto e nel rispetto l’individualità; nell’uguaglianza cerchi prosperità e nella prosperità uguaglianza; nella passione ricordi la ragione e nella ragione passione. Equilibrio senza fronzoli di elementi tutti necessari, e insieme sufficienti.
Se questo è ciò che riteniamo essere più vero, giusto, funzionale, prendiamo netta posizione a favore. Fare gruppo intorno a una rosa di valori così utili è ancora un forma di protesta, ma finalmente soprattutto di proposta: su questo, e grazie a questo, la grande varietà particolare di stili di vita che deve continuare a caratterizzare gli esseri umani può finalmente esistere in pace.
In pace.
Desiderio e necessità, ciascuno ha un proprio sé da esprimere ed è giusto possa. Autodeterminazione, vite personalizzate, normalità non conforme, alterità gioiosa, un fecondo pluralismo di costumi e opinioni voluto, ammesso, facilitato: dis-usuguaglianze possibili proprio perché — e unicamente se — originate nel rispetto reciproco.


Su questioni particolari avremo idee anche diverse, certo, e al momento di decidere ci sarà da dialogare e accordarsi per bene. Non sarà facile, a volte, perché il numero di grandi tematiche reali e di variabili specifiche e contingenti è alto, non sempre è subito evidente una maniera migliore di fare, né semplice attuarla, e spesso si tratterà piuttosto di trovare  — e mettere alla prova — non quella giusta e utile, ma la più giusta e utile — quella più adatta e meno dannosa fra diverse — non senza rinunciare a qualcosa. Ma se siamo d’accordo su questi princìpi, strumenti e scopi di massima, andiamo nella stessa direzione. E sarà nella notevole ampiezza di questo varco, e nella sua lunga traiettoria, che troveremo insieme le soluzioni che servono.

Manifesto di #UmanesimoAteo: teoria e pratica di razionalità ed etica, filosofia di vita atea Condividi il Tweet Il percorso verso una qualità di vita certa, iniziato all’alba della civilità, trova nell’umanesimo moderno al contempo un punto d’approdo, assestamento, ispirazione e ripartenza. Parla ai non credenti questo manifesto italiano (come altre dichiarazioni formulate e condivise da atei in tutto il mondo, v. Humanist manifestos): qualcosa di concreto, trasparente, forte, essenziale, in cui poterci specchiare e riconoscere.
Per riordinare le idee, prendere coscienza. Per ritrovarci insieme, e cominciare a contarci, come atei e agnostici umanisti. Per farci vedere, ascoltare, e capire. Per iniziare una straordinaria avventura.
Per fare.
Per esserci.
I tempi sono favorevoli.

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L’Umanesimo ateo è una filosofia di vita laica, razionale ed etica. Questo manifesto ne sintetizza in italiano i principi e gli scopi.
Rev. 08/08/2017 — 9.8Mb — 1.453 dls
 
Umanesimo ateo